Fotografia di paesaggio con teleobiettivi e superteleobiettivi
By Piergiovanni / Novembre 2, 2025 / Nessun commento / Articoli
Introduzione
Quando si parla di fotografia di paesaggio, il pensiero corre immediatamente ai grandangoli: ampie vedute, cieli estesi, montagne che sembrano toccare l’orizzonte.
Eppure, c’è un modo completamente diverso di interpretare il paesaggio — quello che passa attraverso l’occhio di un teleobiettivo.
Lontano dal cliché del “campo largo”, il teleobiettivo consente di isolare dettagli, comprimere prospettive e creare immagini dal forte impatto grafico.
Cos’è un teleobiettivo e cosa si intende per supertele
In termini semplici, un teleobiettivo è una lente con lunghezza focale superiore a 70 mm su formato full frame.
Si parla di superteleobiettivo oltre i 300 mm.
Le equivalenze cambiano in base al formato del sensore:
| Formato sensore | Teleobiettivo | Superteleobiettivo | Fattore di crop |
|---|---|---|---|
| Full Frame | >70 mm | >300 mm | 1x |
| APS-C | >50 mm | >200 mm | 1.5x / 1.6x |
| Micro 4/3 | >35 mm | >150 mm | 2x |
Nel formato Micro 4/3, per esempio, un 150 mm equivale a un 300 mm full frame — un grande vantaggio in termini di leggerezza e portabilità.
La compressione dei piani: il segreto estetico del teleobiettivo
Il teleobiettivo non “avvicina” soltanto il soggetto: riduce la distanza percepita tra gli elementi, creando la cosiddetta compressione dei piani.
Montagne lontane sembrano più vicine tra loro, i piani del paesaggio si sovrappongono con armonia, e i dettagli più minuti assumono una nuova forza narrativa.
È un effetto ottico e percettivo: il tele non cambia la realtà, ma modifica il modo in cui la mente la interpreta.
Questo rende i teleobiettivi strumenti perfetti per paesaggi stratificati, nebbie mattutine o catene montuose viste da grande distanza.

Fig. 1 – Il Monviso ripreso da una distanza di circa 192 km al tramonto, utilizzando un teleobiettivo destinato alla fotografia naturalistica. Un esempio estremo di come la compressione dei piani possa enfatizzare la maestosità del paesaggio.
Quando il grandangolo non basta
Il grandangolo mostra ” tutto”, ma a volte troppo.
Il teleobiettivo, invece, invita alla selezione e all’essenzialità.
Può isolare un crinale, una singola cascata, un gruppo di alberi o un riflesso lontano.
Nel paesaggio, la scelta del tele significa spesso privilegiare la grafica alla vastità, la precisione alla spettacolarità.

Fig. 2 – Cascata nella zona di Faido, ripresa alcuni anni fa con una Olympus E-500 e il 40–150 mm (equivalente a circa 200 mm su full frame). Un teleobiettivo “medio” che permette di isolare il soggetto senza perdere il contesto ambientale.
Soggetti ideali per la fotografia di paesaggio con il tele
- Montagne e creste lontane, valorizzate da luci radenti o atmosfere nebbiose.
- Dettagli naturalistici, come alberi isolati o sezioni di boschi.
- Scene atmosferiche, come raggi di luce, tempeste o celle di pioggia in lontananza.
- Paesaggi urbani ripresi da colline o punti panoramici, con geometrie e livelli sovrapposti.
- Riflessi e sagome in controluce, soprattutto con il sole basso sull’orizzonte.
La mia esperienza: tra full frame e Micro 4/3
Nel corso degli anni ho alternato il formato full frame Canon (6D, 5D Mark III) con il classico EF 70-200mm f/4L IS, una combinazione versatile, nitida e bilanciata.
Negli ultimi tempi, però, sto apprezzando sempre di più la leggerezza del sistema OM System OM-1 abbinato al M.Zuiko 40-150mm f/4 PRO.
Grazie alla stabilizzazione interna e al sensore Micro 4/3, posso scattare a mano libera anche a lunghezze focali elevate, ottenendo risultati sorprendentemente nitidi e flessibili.
Il tutto in un kit leggero, ideale per escursioni e reportage naturalistici.
Un approccio più libero: il piacere di scattare a mano libera
Dopo anni trascorsi a fotografare con superteleobiettivi montati su treppiedi massicci, ho riscoperto il piacere di muovermi leggero.
Oggi porto spesso con me la OM System OM-1 abbinata al M.Zuiko 300mm f/4 PRO, che sul formato Micro 4/3 equivale a un 600mm full frame: un angolo di campo strettissimo, perfetto per isolare dettagli lontani nel paesaggio.
La cosa sorprendente è che, grazie alla stabilizzazione interna e alla leggerezza del sistema, posso scattare a mano libera, anche a focali elevate, con una libertà che un tempo sembrava impensabile.
Il Micro 4/3 offre inoltre una profondità di campo maggiore a parità di diaframma, caratteristica preziosa nella fotografia di paesaggio: consente di mantenere una buona nitidezza complessiva anche a lunghezze focali importanti, dove il full frame tende a separare troppo i piani.
Un altro aspetto che apprezzo molto è la resistenza alle intemperie: con la OM-1 posso tranquillamente lavorare sotto la neve, la pioggia o la nebbia, senza preoccuparmi troppo delle condizioni atmosferiche.
Per un fotografo di paesaggio, spesso costretto a scattare in ambienti difficili, questa affidabilità operativa conta più del formato del sensore o della ricerca estrema del dettaglio.
Alla fine, quello che importa davvero non è la grandezza del sensore, ma la capacità della fotocamera di accompagnarti ovunque, quando la luce è quella giusta.

Fig. 3 – Il Monte Poncione fotografato dal Monte Pianbello con un Canon 70–200 mm su EOS 5D Mark III. Il teleobiettivo consente di concentrare l’attenzione sul profilo montuoso, evidenziando la stratificazione dei piani.
Teleobiettivi e filtri: una combinazione possibile
Sebbene meno comune, anche con i teleobiettivi si possono usare filtri ND o polarizzatori per controllare la luce o esaltare la saturazione.
Con un filtro ND leggero si possono ammorbidire le onde lontane di un lago, mentre con un polarizzatore si elimina la foschia atmosferica che spesso affligge gli scatti a lunga distanza.

Fig. 3 – Il Monte Poncione fotografato dal Monte Pianbello con un Canon 70–200 mm su EOS 5D Mark III. Il teleobiettivo consente di concentrare l’attenzione sul profilo montuoso, evidenziando la stratificazione dei piani.
Alcuni consigli pratici
- Cerca le linee grafiche: i tele evidenziano le geometrie, non la vastità.
- Lavora con diaframmi medi (f/8 – f/11) per garantire nitidezza e profondità adeguata.
- Controlla la stabilità: anche se la OM-1 è stabilizzata, una base ferma o monopiede resta utile.
- Sfrutta la luce radente o filtrata — la compressione funziona meglio con contrasti dolci.
- Prova a creare sequenze di immagini coerenti, come se il tele raccontasse un “dettaglio continuo” del paesaggio.
Conclusione
La fotografia di paesaggio con teleobiettivi non sostituisce quella grandangolare: la completa.
È un modo diverso di raccontare la natura, più intimo e riflessivo, dove l’attenzione non è sulla vastità, ma sulla poesia dei dettagli.
In fondo, ogni fotografo di paesaggio sa che la meraviglia non sta nella distanza, ma nell’occhio che sa vedere anche da lontano.
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